Fuorisede strozzati dal caro affitti. E l’università diventa un lusso

Di Gerardo Valentini

L’ennesimo ginepraio. Di buone ragioni da parte di chi subisce il danno di turno, che in questo caso sono i pazzeschi costi delle locazioni a carico degli oltre 700mila universitari fuorisede, e di scaricabarile da parte di chi finora aveva ignorato la questione. O, comunque, non l’aveva affrontata con la dovuta attenzione. Intensità. Efficacia. 

Per essere all’altezza della funzione che si ricopre, infatti, non è sufficiente aver fatto qualcosa. La discriminante è tra l’aver risolto il problema o essersi limitati a qualche palliativo, più o meno blando. 

Nella politica italiana è un vizio di antica data. Un degrado (una “cultura degli alibi”, per dirla con Julio Velasco che ne parla in ambito sportivo ma, giustamente, la estende a ogni attività umana) che si ritrova in innumerevoli ambiti e che si riscontra anche adesso. Adesso che gli studenti hanno trasformato il loro disagio in protesta organizzata. E, finalmente, ad alto impatto mediatico.

Per riuscirci, come è noto ma come è giusto sottolineare per ricordarci che anche questo tipo di modalità è tanto consueta quanto deprecabile, c’è stato bisogno di una trovata che accendesse i riflettori, spettacolarizzando il malessere. Il 2 maggio Ilaria Lumera,  studentessa di Ingegneria Ambientale al Politecnico di Milano, ha piazzato una tendina da campeggio fuori dall’ateneo e così facendo ha gettato il classico sasso nello stagno dell’indifferenza generale. Perché il fenomeno era tutt’altro che sconosciuto. Ma finché rimaneva nell’ombra…

Insieme all’interesse dei media, però, sono puntualmente arrivate le strumentalizzazioni. E i tentativi di cavalcare il malcontento. Elly Schlein, per esempio. La neo segretaria del PD ha avuto la bella pensata di recarsi di persona davanti alla Sapienza, la storica università di Roma, per dire ai giovani manifestanti che condivideva il loro disagio, la loro lotta, e bla-bla-bla.

Un abbaglio clamoroso: invece di accoglierla a braccia aperte l’hanno contestata. Come potete vedere in questo filmato.

Tali le premesse, tali i risultati

Le strumentalizzazioni, dicevamo. Da sinistra, tanto per cambiare, si è cercato di scaricare la colpa sul governo Meloni. Come se in precedenza i prezzi delle stanze e quelli dei posti letto fossero modesti e la situazione, invece, fosse degenerata in questi ultimi mesi. 

Non è così. 

Da un lato, gli ulteriori rialzi che ormai hanno portato i canoni per una camera singola a livelli esorbitanti nell’ordine di 500-700 euro, ma a Milano anche oltre, dipendono dall’inflazione a due cifre e da altri fattori preesistenti come il dilagare dei B&B, ovvero delle locazioni turistiche a breve o brevissimo termine. 

Dall’altro, l’attuale esecutivo è insediato soltanto dal 22 ottobre dell’anno scorso. Mentre a Palazzo Chigi, dal 2013 in poi, si sono avvicendati via via Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte (nella doppia versione con la Lega e poi con il PD) e infine Mario Draghi.

C’è bisogno di dirlo? Niente a che vedere con Fratelli d’Italia, che è il principale partito dell’odierna maggioranza, e con la sua leader, Giorgia Meloni, che è presidente del Consiglio.

La vera chiave di volta è un’altra. 

È la mancanza endemica, nella politica italiana, di una visione d’insieme. Imperniata su una chiara consapevolezza e, soprattutto, su una piena responsabilità dei processi che si assecondano, oppure che non si contrastano, e delle ripercussioni che ne deriveranno. Non soltanto nell’immediato o a breve termine. Ma anche in prospettiva. E, a maggior ragione, nel loro concatenarsi con le altre spinte che sono già in atto o che si aggiungeranno in futuro.

Un aspetto che non è stato affatto colto, in questa specifica vicenda del caro affitti, è che moltissimi dei proprietari delle case non hanno alcuna esitazione a speculare sullo stato di necessità dei fuorisede. Siccome hanno l’occasione di farlo, e la legge glielo consente, si avventano sull’opportunità di guadagno senza porsi il problema di quanto siano esose le loro richieste. 

Semplice: hanno capito che la società liberista funziona così e agiscono di conseguenza. In mille circostanze si subisce il cinismo altrui e quando capita, le rare volte che capita, lo si ribalta a proprio vantaggio. 

In un mondo spietato la generosità diventa una condotta bizzarra. E autolesionistica.

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