Una grande vittoria. Che rispecchia un enorme bisogno di chiarezza e credibilità

Di Gerardo Valentini

Tutti e due oltre il 50 per cento. Ampiamente oltre il 50 per cento. Francesco Rocca nel Lazio e Attilio Fontana in Lombardia.

Per il primo è un successo che segna, finalmente, il cambio di governo nella nostra regione, dopo i due mandati e i dieci anni di Nicola Zingaretti. Per il secondo è la riconferma personale che si somma a quella, ancora più durevole, dello schieramento di centrodestra. 

Soprattutto però – e lo avevamo scritto a gennaio – è una doppia vittoria che permette di arrivare a un pieno allineamento con il governo nazionale. Un allineamento che si annuncia ancora più proficuo perché è destinato a protrarsi, in parallelo, per un intero quinquennio. E perché, senza nulla togliere alla Lega e a Forza Italia che sono gli altri due soggetti principali della coalizione, la leadership è saldamente nelle mani di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia.

Attenzione: questa supremazia non ha nulla di accidentale e deve essere ben compresa, poiché ne va degli sviluppi futuri. La chiave di volta è il crescente bisogno di chiarezza da parte dei cittadini, esasperati dalle ambiguità e dalle contraddizioni di tanti altri partiti, a cominciare dal PD. 

Ancora prima dell’essere d’accordo con le singole tesi, infatti, la discriminante fondamentale è ritenere credibile chi le sostiene. L’ascesa ad alta velocità di Giorgia Meloni poggia innanzitutto su questo: sulla sua capacità di trasmettere l’impressione, la convinzione, di dire ciò che pensa quando si tratta di parlarne. E di tradurlo in scelte concrete quando si tratta di agire.

Invece di fingere che tutto possa coesistere con tutto, si pone a favore di certe istanze e ne esclude delle altre. Non dà per scontato che i vertici UE abbiano sempre ragione (magari sì, ma prima discutiamone) e quando si deve adeguare a vincoli obbligatori, come nel caso della Manovra e della necessità di far quadrare i conti pubblici, dà l’idea di farlo senza rinunciare ai suoi veri obiettivi, che verranno recuperati non appena le circostanze diventeranno più favorevoli.

Siamo agli antipodi, come si vede, dell’ormai proverbiale, e risibile, “ma anche” di veltroniana memoria. Nonché dei contorcimenti pretestuosi del politicamente corretto e dei suoi esiti più deliranti, tipo “l’utilizzo del simbolo ə, chiamato schwa, al posto della desinenza maschile per definire un gruppo misto di persone”.  

Mantenere gli impegni. E guarire l’astensionismo

Torniamo all’inizio. Ossia alla notizia del giorno. Torniamo alla doppia e perentoria affermazione di Francesco Rocca e Attilio Fontana.

Con la conquista della guida della Regione Lazio, e con il mantenimento di quella della Lombardia, ha inizio una stagione cruciale. In cui il mantenimento degli impegni elettorali – che devono appunto essere impegni, e non promesse da imbonitori – sarà essenziale per consolidare l’attuale seguito popolare e legittimarsi in proiezione futura.

Lo stesso Rocca lo ha sottolineato prontamente, nell’immediatezza dei dati che ne sancivano la vittoria: «Ci mettiamo all’opera da subito. Sto già pensando alla squadra della Giunta che sarà di assoluta eccellenza. Dobbiamo ragionare insieme ai partiti della coalizione. La gente ci ha affidato una grande responsabilità e non deluderemo».

Fontana, a sua volta, ha giustamente rimarcato che l’esito del voto in Lombardia è «la dimostrazione che il radicamento sul territorioriesce sempre a pagare». 

Una sottolineatura da mettere in asse con l’altissimo livello dell’astensionismo, giunto alla cifra record di circa il 60 per cento. Una disaffezione che è tanto innaturale quanto diffusa. E in fortecrescita. 

L’unica ombra, nel trionfo di queste Regionali, risiede qui. Nell’ottenere percentuali brillanti a fronte di una partecipazione così ridotta. Che non va affatto liquidata, e archiviata, come un fenomeno limitato solo alle urne.

Una nazione viva e vitale ha assolutamente bisogno che la generalità della popolazione si senta coinvolta nelle vicende politiche: perché esse, in effetti, sono intrecciate agli innumerevoli altri aspetti del proprio essere cittadini. 

Il meglio di sé lo si dà soltanto se ci si identifica negli scopi ai quali si tende. Scopi individuali e collettivi a un tempo. Rigenerare questa adesione, questo senso di appartenenza, è la massima sfida che bisognerà affrontare da ora in avanti.

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