Ucraina. Ce lo fate sapere, cosa succede davvero?

Di Gerardo Valentini

Valle a trovare, delle informazioni attendibili su ciò che accade in Ucraina. Quelle informazioni, di per sé obiettive e depurate di ogni simpatia o di ogni avversione per le parti in conflitto, che dovrebbero precedere i giudizi di merito. 

Attenzione: precedere, non sostituire. Che si possa solidarizzare con gli uni a scapito degli altri è legittimo. Ma a patto che questo approccio non degeneri in un pregiudizio. Così marcato e unilaterale da privare il pubblico – il pubblico che nel suo insieme va a formare, appunto, la “pubblica opinione” – degli elementi che sono necessari a elaborare un proprio punto di vista e che, per definizione, devono essere il più possibile neutri e inoppugnabili. 

Purtroppo, invece, qui in Italia i giornali e le tv a più ampia diffusione, ovvero il cosiddetto mainstream, girano pressoché a senso unico. Impegnatissimi come sono a manifestare la loro solidarietà a Zelensky, finiscono con il mettere tutto, ma proprio tutto, nella luce a lui più favorevole. Dando fondo alla retorica e arrivando a sfidare il ridicolo nel tentativo, incessante, di farlo apparire come la quintessenza del Bene: il baluardo dell’intero Occidente, e quindi della democrazia e dei diritti civili e via magnificando il modello atlantista, che con un coraggio quasi sovrumano si batte senza risparmio contro le forze del male. Ovviamente situate a Mosca.

All’opposto, ma in modo altrettanto sistematico, qualunque atto e qualunque dichiarazione del governo russo vengono risucchiati nell’ostracismo anti Putin. E lo stesso atteggiamento si estende a chiunque, dentro e fuori la Russia, sia d’accordo con le linee guida del Cremlino. Oppure, senza arrivare così in là, sia aperto ad approfondirne le motivazioni. 

Ma questo non è giornalismo. È propaganda.

Prendi un dato di fatto e lo trasformi in un dogma

Certo: il 24 febbraio 2022 le forze armate russe hanno invaso l’Ucraina. E questo è il dato di fatto. Che in quanto tale è oggettivo e impossibile da negare.

Ma basta aver studiato con un po’ di profitto alle medie superiori, se non addirittura a quelle inferiori, per sapere che gli avvenimenti della Storia (e la cronaca è la Storia in corso di svolgimento) vanno sempre contestualizzati. Il singolo episodio non può essere valutato correttamente se lo si separa, se lo si astrae, da ciò che è accaduto in precedenza. 

Per le guerre, in particolare, la regola generale è che esse scaturiscono da tensioni che si sono protratte nel tempo e aggravate via via, sino a escludere una composizione pacifica del dissidio in corso. Arrivati al punto di rottura, la situazione precipita e si fa ricorso alle armi. 

Ergo, attribuirne la responsabilità solo a chi fa la prima mossa in chiave bellica è una semplificazione tanto rozza quanto sbagliata. Sempre ammesso, poi, che si tratti davvero di superficialità in buona fede. Anziché di una mistificazione deliberata.

Riguardo al conflitto in Ucraina, la stragrande maggioranza dei politici e dei media si sono arroccati fin dal primo istante sull’interpretazione più riduttiva: poiché la Russia è il Paese invasore, allora le ragioni stanno tutte dalla parte della nazione invasa. Il dato di fatto dell’invasione si è dilatato a dismisura, trasformandosi in un dogma. Che esclude a priori qualsiasi analisi meno schematica e manichea.

Il resto è venuto da sé. Una serie di contrapposizioni, esasperate al massimo grado, che andrebbe riassunta e visualizzata riportandola su due colonne parallele. Per farne risaltare ancora di più la totale mancanza di equilibrio.

L’elenco sarebbe lungo e ve lo risparmiamo, limitandoci all’asse portante. Uno slogan, in pratica: Putin è cattivissimo, Zelensky è buonissimo. Putin è un autocrate affetto da delirio di onnipotenza, che tiranneggia i suoi connazionali. Zelensky è un presidente ragionevole e pacifico, che guida amorevolmente il suo popolo grazie all’investitura cristallina ottenuta nelle urne.

Le cose, in effetti, sono molto più intricate e complesse. Ed esigono innanzitutto che non ci si appiattisca sull’idea, anch’essa dogmatica e capziosa, che gli interessi dell’Europa coincidano sempre e comunque con quelli degli USA.

Per molto tempo può essere stato vantaggioso, farsi trainare dalla locomotiva economica e politica di Washington, ma non è stato gratuito in passato e men che meno potrà esserlo nella situazione odierna.

La guerra in Ucraina rientra in processi epocali. Ostinarsi a raccontarla come un western vecchio stile, in cui “Ringo” Zelensky vincerà sicuramente il duello finale con il perfido Vladimir, è un inganno collettivo che rischiamo di pagare carissimo. 

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