Superbonus: sbagliato fin dall’inizio. E fermarlo è stato inevitabile

di Gerardo Valentini

No che non si può partire dalla fine. Scaricando sul governo Meloni la responsabilità, anzi la colpa, dell’impatto che avrà lo stop al Superbonus.

Quell’impatto, infatti, non dipende dall’attuale intervento che pone termine alla spropositata regalia concessa a suo tempo dal Conte bis, attraverso l’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020 (decreto Rilancio), ma proprio da ciò che c’era di sbagliato, di eccessivo, di insostenibile, nella norma istitutiva.

Un giudizio di parte? Niente affatto. 

Giusto ieri, in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera, un economista assai lontano dal centrodestra come Carlo Cottarelli (eletto al Senato nelle file del PD, anche se lui ci tiene a sottolineare di non essere iscritto al partito e di esprimersi, perciò, a titolo personale) lo ha affermato con la massima chiarezza. 

«I bonus edili – ha detto l’ex alto funzionario del Fondo Monetario Internazionale, nel cui ambito è stato direttore esecutivo dal 2014 al 2017 – sono stati un’esagerazione, che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti». Poi lo ha spiegato ancora meglio, questo vizio d’origine che ha finito, fatalmente, con il rendere necessaria l’attuale e drastica soppressione: «Quando consenti di avere gratis, anche in caso di redditi elevati, i lavori effettuati in casa, che rendono un immobile più bello e il proprietario ci guadagna è chiaro che la domanda per quel tipo di incentivo diventa troppo alta».

Esatto. 

Un conto è riconoscere che all’epoca del decreto Rilancio, nel maggio 2020, ci fosse l’esigenza di offrire un sostegno pubblico a un’economia che iniziava a boccheggiare sotto il peso delle draconiane misure anti Covid, ma tutt’altro è concludere che ciò equivalesse a un avallo per qualsiasi tipo di norma. 

Non lo era. Non deve esserlo mai. 

«Duemila euro per ogni singolo italiano»

L’emergenza di turno non può trasformarsi in un alibi per legiferare in modo affrettato e approssimativo, senza porsi il problema dei meccanismi che si vanno a innescare e delle loro ripercussioni negli anni a venire. 

Sempre che, invece, non si tratti di un calcolo politico cinico e immorale, con il quale si mira ad assicurarsi un consenso elettorale a spese dello Stato: benefici a pioggia, o persino “a diluvio”, e al diavolo le conseguenze. Quelle a carico dei governi successivi. E quelle sul groppone della generalità dei cittadini.

Come ha puntualizzato Giorgia Meloni: il Superbonus «è costato a ogni singolo italiano, anche un senzatetto o un bambino, circa 2 mila euro: non era affatto gratuita».

La lezione, del resto, non vale soltanto per questo specifico caso. Chi legifera oggi è tenuto, rigorosamente tenuto, a ponderare con la massima cura e la più completa obiettività le ricadute che ne deriveranno domani. E dopodomani. E dopo ancora.

Governare, ed esserne degni, significa innanzitutto essere lungimiranti. 

Leggi anche:

Case “green”: la UE si fa bella, i cittadini pagano il conto

Più fatturato, più occupazione. Anche nel nostro Lazio

Sanità pubblica: gli obblighi, sacrosanti, della rapidità e dell’efficacia