Regione che vai, Destra che vince. O che cresce

Di Gerardo Valentini

Un’ennesima conferma. Che arriva dal voto in Trentino Alto Adige e che ribadisce la forza complessiva dei partiti di destra, con Fratelli d’Italia in ulteriore ascesa: alla guida della provincia di Trento è stato rieletto Maurizio Fugatti, della Lega, e in quella di Bolzano c’è stato un forte arretramento della SVP. Che è vicina al centrosinistra e che, pur restando di gran lunga la formazione principale con oltre il 34% dei suffragi, ha perso la bellezza di sette punti percentuali.

Chiaro: si tratta di elezioni locali e quindi, giocoforza, legate a dinamiche particolari. Che bisogna sempre essere molto cauti nel riconnetterle al quadro nazionale. Il parallelo è lecito. La sovrapposizione no. 

Se questo è vero in generale, lo è ancora di più nel caso del Trentino Alto Adige. Dove tecnicamente si è votato per le province di Trento e Bolzano, ma allo stesso tempo si è rinnovato anche il Consiglio regionale che è appunto costituito dall’insieme dei consiglieri provinciali. E dove, com’è noto ma come è sempre meglio sottolineare, l’elettorato è tutt’altro che omogeneo.

Da una parte ci sono gli abitanti di Trento, di ascendenza prettamente italiana. Dall’altra quelli di Bolzano, con una fortissima presenza dell’elemento germanico. In pratica, due realtà distinte che continuano a percepirsi come tali, ben al di là del solo aspetto linguistico, e la cui diversità si riflette nei partiti di riferimento. Vedi la succitata SVP (sigla del “Südtiroler Volkspartei”, il Partito popolare sudtirolese) che all’origine predicò addirittura l’annessione dell’Alto Adige alla repubblica austriaca.

L’anomalia fa sì che si crei un unicum, rispetto a ogni altra regione, e obbliga a usare ancora più cautela nell’interpretare i dati territoriali. 

Guardando a Trento i parametri sono all’incirca gli stessi che si possono utilizzare nell’analizzare il voto di ogni altra città o provincia. A Bolzano no. 

A Bolzano il seguito della SVP e delle altre formazioni soltanto locali, dalla Süd-Tiroler Freiheit (10,9%) alla lista personale di Jürgen Wirth Anderlan (5,9) e alla Freiheitlichen (4,9), rimane troppo consistente per essere ignorato.

Boriosi e perdenti

Sia pure con tutte queste accortezze, però, un’indicazione riassuntiva c’è. Ed è quella che abbiamo espresso in apertura: l’ottima tenuta della coalizione che governa a livello nazionale. Dopo un anno di leadership a Palazzo Chigi, e in Parlamento, il verdetto delle urne non smette di esserle favorevole. 

L’esito, naturalmente, va letto anche in maniera speculare. Nel segnare una nuova affermazione dei partiti di destra, il risultato attesta di riflesso il fallimento degli incessanti attacchi con cui il PD & C. tenta di screditarli.

Già. Non solo contestarli, criticandone le linee guida e le scelte specifiche, ma proprio delegittimarli in toto e a priori. Con la solita spocchia di chi si ritiene superiore sotto ogni punto di vista – culturale, morale e perciò anche politico – e quindi autorizzato a sfornare a getto continuo giudizi sprezzanti. In bilico tra l’incredulità e il dileggio: come è stato possibile che proprio noi, che siamo migliori in tutto, veniamo sconfitti regolarmente e pressoché ovunque?

Dalla Schlein in giù, nelle file dell’opposizione e della stampa che le regge il gioco, non riescono proprio a capirlo. Incapaci come sono di analizzare obiettivamente i processi in corso, rimangono imbottigliati nella loro versione di comodo. Mica è colpa loro, se i cittadini non li votano più.

Macché. È una strana combinazione di equivoci e di fatalità. Una fase che si è innescata chissà come e che è destinata a esaurirsi. 

Come se il trionfo nelle Politiche del 25 settembre 2022 e i successi a catena che si sono accumulati nelle elezioni seguenti, dalla Lombardia al Lazio, dal Molise alla Sicilia, non fossero altro che inciampi occasionali. Allucinazioni momentanee di un elettorato che non potrà che ravvedersi. O prima o poi.

Che questo atteggiamento sia parecchio fastidioso, nella sua arroganza smodata e senza fine, è un fatto.

Ma ha un risvolto assai positivo: chi si crogiola nelle sue false certezze sta ingannando innanzitutto sé stesso. E ben difficilmente potrà tornare a ingannare la generalità dei cittadini.   

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