O cambi auto o a Roma non ci entri. La nuova ZTL è assurda e la dobbiamo fermare

Di Gerardo Valentini

Adesso stanno cercando di riposizionarsi, il sindaco Gualtieri e la sua Giunta. Soltanto adesso, però. In modo tanto tardivo quanto ipocrita. 

«Stiamo lavorando h24 – ha dichiarato lo stesso Gualtieri – e ho scritto anche al presidente della Regione Lazio Rocca, per rivedere la delibera ed evitare che ci sia un colpo sulle persone. Non voglio anticipare i risultati di questa revisione, ma voglio dire alle persone di stare tranquille, farci lavorare e darci tempo di proporre questi cambiamenti che saranno significativi».

Una girandola di passi indietro. O di fianco. Tenendo riunioni affannose e sino a tarda ora, come quella di ieri sera. Rilasciando dichiarazioni concilianti ma agli antipodi del taglio inquisitorio e punitivo che ha ispirato queste norme, e non soltanto queste. Promettendo modifiche, misure più calibrate, deroghe che tengano conto dei soggetti più deboli e che, quindi, rendano meno draconiani i divieti.

Ma non bisogna lasciarsi ingannare: né sulle motivazioni specifiche, né tantomeno sull’atteggiamento generale. 

Ciò che ha innescato l’attuale e parziale marcia indietro, infatti, non è certo uno spontaneo e definitivo ripensamento, imperniato sulla consapevolezza di aver sbagliato approccio. No, ad averli smossi sono le proteste divampate ad amplissimo raggio, di fronte a un piano irragionevole e coercitivo che andava a colpire, tanto per cambiare, le fasce più deboli della popolazione

Come se la mancata sostituzione della vecchia auto, o della vecchia moto, o del vecchio furgone, fosse il capriccio di chi se la gode ad appestare l’aria, anziché la spiacevole necessità di chi non ha i quattrini necessari a comprarsi un veicolo più recente e meno inquinante.

Nessuna svista, ma un metodo preciso

Varato nel novembre scorso dall’attuale amministrazione capitolina (a maggioranza PD, guarda caso) il piano che ha irrigidito drasticamente la disciplina della “ZTL Fascia Verde” ha il tipico vizio dell’ambientalismo burocratico e calato dall’alto in stile UE. 

Quello delle “case green”. Quello delle auto elettriche. Quello che intorno al nobile obiettivo delle “emissioni zero” ha stabilito obiettivi troppo ambiziosi e ravvicinati. Imponendo vincoli sempre più capillari e onerosi, i cui costi, puntualmente, vengono scaricati sui cittadini. Senza porsi il problema di quanto tali esborsi siano effettivamente sostenibili, specialmente in un quadro economico difficile come quello in cui annaspiamo da anni, sull’asse delle crisi eterogenee ma profonde, o addirittura strutturali, che si sono susseguite dal 2008 in poi. 

Noi legiferiamo. Voi pagate il conto.

La logica, perversa e tutt’altro che occasionale, è appunto questa. I governanti si esibiscono sulle spalle dei governati

Loro si mostrano sensibili e lungimiranti fissando a tavolino ciò che deve essere fatto. Noialtri dobbiamo farci carico delle conseguenze. Ossia dell’adeguamento, in tempi più o meno brevi e con termini perentori, alle illuminate prescrizioni di una classe dirigente che ci ha sprofondati in questo modello di produzione e consumo. Ma che ora, nella crociata posticcia dell’ambientalismo, è convinta di aver trovato il paravento ideale delle sue precedenti (precedenti?) malefatte.

La strategia, dunque, va compresa a fondo e tenuta a mente, ben al di là della questione che si è posta qui a Roma con le restrizioni, via via più rigorose, pianificate dalla Giunta Gualtieri.

Allo stesso tempo, però, la visione d’insieme non deve distoglierci dall’affrontare il problema più ravvicinato e incombente. L’unica speranza di indurre il Sindaco & C. a recedere dai loro propositi iniziali è tenerli sotto pressione, con una poderosa e persistente iniziativa popolare. 

Proprio per questo, come Movimento Cantiere Italia, abbiamo deciso di scendere in campo anche noi. A partire dalla manifestazione del prossimo 20 maggio che stiamo organizzando e sulla quale vi daremo, prestissimo, tutte le indicazioni necessarie per darvi modo di partecipare. Sperando che lo facciate in tanti.

Bisogna che i politici se lo stampino in testa: il voto delle urne non è un’investitura illimitata, acquisita la quale sono liberi di spadroneggiare a piacimento. Al contrario: è l’inizio di una responsabilità costante nei riguardi dei cittadini.

Dovrebbero saperlo a menadito e ricordarselo da soli. Ma visto che spesso non lo fanno, tocca a noi mobilitarci e obbligarli a ravvedersi. 

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