Metodo Gualtieri:  residenza e utenze legali, a chi legale non è

Di Gerardo Valentini

Clandestini? Ma no: migranti. Occupanti abusivi di immobili? Ma no: fragili. E perciò, ci mancherebbe, “meritevoli di tutela”.

Il trucchetto del centrosinistra è arcinoto, è abusato, è logoro. Tuttavia, come dimostra anche quest’ultima iniziativa, loro continuano a usarlo. Strumentalizzando certe situazioni di difficoltà socioeconomica, vera o presunta. Avvolgendo in una patina di umanitarismo apparente, anzi esibito, delle operazioni che di altruistico non hanno proprio un bel niente: a maggior ragione quando vengono scodellate nell’avvicinarsi di una consultazione elettorale. Che è quella, nel caso specifico, delle prossime Regionali.

Sulle implicazioni manipolatorie di questo genere di operazioni torneremo più avanti, perché è essenziale andare al di là dei singoli provvedimenti giungendo a svelarne, e a sbugiardarne, l’effettiva natura. Ma intanto è bene ricordare, per chi non li avesse ben presenti, i termini della vicenda. 

Pochi giorni fa, il 5 novembre, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha emanato una direttiva (la n.1/2022: e pur essendo la prima dell’anno è arrivata solo adesso) che disattende quanto previsto dall’art. 5 del “decreto Lupi” del 2014. Intitolato “Lotta all’occupazione abusiva di immobili”, il testo della norma era contenuto in un solo comma e stabiliva che “Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

La finalità è evidente, ma può essere utile ribadirla: impedire che su una condizione di indiscutibile illegalità, quale appunto l’occupazione abusiva di un immobile, si innestino dei rapporti legali, quali il riconoscimento della residenza anagrafica e l’allaccio delle utenze. 

Che cosa ha fatto, invece, l’attuale maggioranza che sostiene il sindaco Gualtieri?

Nel giugno scorso ha votato una mozione che fa leva su una previsione aggiunta all’articolo 5 in sede di conversione, con la Legge 23 maggio 2014, n. 80. Il comma 1-quater, infatti, recita quanto segue: “Il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis, a tutela delle condizioni igienico-sanitarie”.

Già: “meritevoli di tutela”.

Tanto per cambiare, è la classica definizione che si presta a essere interpretata/stiracchiata a piacimento. Così come è da prendere con le molle la puntualizzazione che il Comune di Roma si è affrettato a inserire in una nota diffusa a latere della direttiva, precisando (si fa per dire) che i benefici vengono concessi “nella fase transitoria che precede la ricollocazione”.

Certo tutto transitorio, ma a tempo indeterminato.

Tutto momentaneo, in attesa che l’abuso di turno si cristallizzi in una situazione di fatto. Che in seguito permetterà di farla diventare il presupposto, e il pretesto, dell’ennesima “sanatoria”: che all’origine era esclusa,  ma dopo, sai com’è…

Buoni & solidali. In apparenza

Lo avevamo anticipato: non si tratta affatto di singoli episodi, che peraltro rimarrebbero gravi e inaccettabili, ma di una prassi consolidata. 

Una prassi che appellandosi a questa o a quella emergenza schiva la naturale e nitida contrapposizione tra ciò che è legale e ciò che non lo è, instaurando al suo posto una zona grigia, più o meno ampia e più o meno persistente, che equivale a una sorta di limbo extra giuridico. E che costituisce, di per sé, un poderoso incentivo a chi voglia trarne vantaggio. Vuoi perpetuando le condotte illecite già in atto, vuoi aggiungendone delle altre.

Attraverso questa colpevole e insistita ambiguità si perseguono molteplici scopi, il cui filo conduttore è il lucro elettorale. Da un lato, ci si accattiva il consenso dei diretti interessati in una dinamica che è tipica del voto di scambio: io favorisco te, omettendo di sanzionarti o addirittura legalizzando i tuoi reati, e tu favorisci me contribuendo a mantenermi al potere. 

Dall’altro lato, che trova nel “buonismo” progressista il suo ottimale terreno di coltura, ci si ammanta di un’etica solidale che è soltanto di facciata. E che infatti non si estende ai veri meccanismi dell’iniquità socioeconomica, dagli effetti perversi della globalizzazione all’acquiescenza sistematica nei confronti delle direttive/diktat impartite dalla Commissione Europea.

Manipolazione, appunto. E della peggiore specie. C’è chi occupa abusivamente le case, alla faccia dei legittimi proprietari, e chi occupa capziosamente i casi limite previsti dalla legge, alla faccia dell’interesse collettivo alla certezza del diritto.