Lazio e non solo: più cultura, più turismo, più soldi. Giustissimo così, caro Rocca

di Gerardo Valentini

Una novità assoluta? No. Ma ciò non toglie che recuperarla, e farne un punto chiave della propria azione di governo, sia una scelta sacrosanta. Che enfatizza, semmai, le responsabilità di chi non poteva ignorare le straordinarie potenzialità di questo approccio. E tuttavia non le ha messe in pratica. 

Se in politica, infatti, è colpevole non trovare soluzioni innovative ai problemi esistenti, lo è ancora di più non utilizzare le ricette già note. Le quali però, proprio come le ricette di cucina, non basta mica averle scritte da qualche parte. Poi c’è bisogno di trasformarle in realtà. Cioè in piatti gustosi. Attraenti. Persino irresistibili.

La situazione italiana è paradossale, in questo senso. 

Da un lato abbiamo la fortuna di vivere in un Paese ricchissimo di attrattive, a cominciare da quelle prettamente culturali ma senza dimenticare le moltissime altre che sono disseminate un po’ ovunque. E che vanno dalle bellezze paesaggistiche agli scenari urbani di innumerevoli città e cittadine e borghi più o meno storici. 

Dall’altro lato, purtroppo, questo ben di Dio non lo valorizziamo a sufficienza. Un po’, probabilmente, perché ci siamo talmente abituati ad averlo intorno da esserci assuefatti e finire con il darlo per scontato: vabbé, è bello, e allora?

Se questa “distrazione”, però, è in qualche modo giustificabile per il singolo cittadino, che non è tenuto a innalzare i livelli della propria attenzione, non lo è affatto per chi amministra la vita collettiva. E non può far finta di non conoscere – essendo tutt’altro che un segreto – l’equazione che abbiamo riportato nel titolo.

Più cultura, più turismo, più soldi.

Vale in tutta Italia. Vale anche, eccome, qui nel Lazio.

Per i turisti. E per noi cittadini

«Al centro del mio programma – ha dichiarato Francesco Rocca – c’è un forte rilancio del patrimonio culturale». E ha subito legato questo asse portante, che pure è così cospicuo e strategico da andare al di là di qualsiasi evento particolare, a due opportunità che si prospettano nei prossimi anni. Due manifestazioni di grandissimo rilievo e di portata internazionale. 

Il primo è un fatto acquisito: il Giubileo 2025. 

Il secondo, l’Expo 2030, è invece un obiettivo ancora da raggiungere e per il quale è essenziale accelerare al massimo le attività preparatorie, rendendo perciò credibile la candidatura. Che riguarda innanzitutto Roma, ma le cui ricadute sono assai più ampie

Rocca, giustamente, ce l’ha ben chiaro e, come si legge sull’edizione di ieri del quotidiano Il Tempo, sta già chiamando a raccolta le varie componenti che dovranno concorrere al risultato voluto. 

«È una sfida straordinaria e va vinta con la collaborazione di tutte le Istituzioni, dalla Regione al Campidoglio. Siamo in ritardo, si poteva partire prima e serve lavorarci perché è un appuntamento che potrebbe avere un grande ritorno per la Capitale e per la Regione».

Ma questi, appunto, sono gli eventi specifici. Sui quali è doveroso impegnarsi e che però non esauriscono affatto il campo, vastissimo, delle opportunità. Ciò che è ancora più cruciale è il modello complessivo. 

Dice ancora Rocca: «I turisti che visitano Roma devono essere stimolati a scoprire l’enorme tesoro regionale, oggi tanto avvilito. Penso a beni come Ostia Antica, le necropoli etrusche, l’Appia antica, i Castelli Romani, le città papali della Ciociaria, la costa laziale, i monasteri. La mia Giunta lavorerà, grazie anche al sostegno del Ministero, per realizzare un vero e proprio Grand Tour 4.0 in vista di Giubileo ed Expo, capace di rilanciare un territorio straordinario, stimolare l’economia e dare ossigeno ad aree da troppo tempo offese da incuria e mala gestione».

Sono idee nitide e condivisibili. E dovranno diventare prassi corrente nella gestione della cosa pubblica: l’ordinaria amministrazione che un po’ per volta si migliora, fino a coincidere con una cura assidua, amorevole, straordinaria. Dei beni culturali e non solo. 

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