Gli avvoltoi Lgbt in picchiata sul caso. «Adesso basta famiglia tradizionale»

di Giuseppe Pollicelli (da “La Verità” del 21 ottobre 2023)

La prima regola che si dovrebbe osservare se si intende portare avanti una polemica degna di questo nome è quella di utilizzare argomenti che abbiano attinenza con il tema su cui si polemizza. Una regola che in Italia viene purtroppo quasi sempre ignorata e che, in gran parte, spiega il livello mediamente basso del dibattito pubblico. L’ultimo, eclatante esempio è quello fornito, nella giornata di ieri, dai nemici della cosiddetta «famiglia tradizionale», i quali, tramite social, si sono avventati sulla rocambolesca fine della relazione tra la premier Giorgia Meloni e il compagno Andrea Giambruno per tornare a scagliarsi su un obiettivo, appunto l’istituto della famiglia (eterosessuale), che con la triste vicenda di cui sopra ha davvero poco a che spartire. Passiamo in rassegna alcuni esempi di questi attacchi, per lo più scomposti e pretestuosi. Si può iniziare con un’esternazione rilasciata su X (il vecchio Twitter) da Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria del Partito democratico e promotore del noto disegno di legge che, ove fosse stato approvato in Parlamento, avrebbe forse reso giudiziariamente perseguibile persino un pezzo come quello che state leggendo. «Almeno lasciate in pace le famiglie che vogliono stare insieme», scrive Zan, rivolgendosi presumibilmente agli elettori del partito di Giorgia Meloni e in generale a chi non condivide l’equiparazione tra «eterogenitorialità» e «omogenitorialità». Gli fa eco, sempre su X, in un italiano peraltro rivedibile, il segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Chiedo ai politici di maggioranza di astenersi da ora in poi dal fare a chiunque la morale sulla famiglia tradizionale. La famiglia tradizionale non esiste, è un feticcio ideologico che nemmeno loro stessi riescono a onorare. Perché a questo punto, la caccia alle streghe fatta da questo governo a qualsiasi forma di famiglia diversa da quella del “Mulino Bianco” appare solo come una grande ipocrisia». Possiamo concludere un ideale trittico con Chiara Geloni, politologa molto vicina al Pd, la quale ha così twittato: «Vero che questa cosa di difendere senza grandissima coerenza la famiglia tradizionale la destra non la paga mai, ma la premier ha tirato molto la corda e ha fatto parecchie mosse discutibili e rischiose, a partire da quel post, con la foto della bambina. Mah». Come si vede, queste sottolineature della presunta contraddizione tra le posizioni sostenute in materia di famiglia da Giorgia Meloni e il fallimento del rapporto con il di lei compagno (e padre di sua figlia, fotografarsi con la quale sarebbe, secondo l’alata opinione della Geloni, una forma di propaganda contro le famiglie omosessuali) attribuiscono surrettiziamente a chi sostiene il valore e l’unicità di un nucleo familiare che preveda un padre e una madre la volontà di contrabbandare la cosiddetta «famiglia tradizionale» per un equivalente della famiglia del Mulino Bianco (per adoperare la logora immagine evocata da Magi). Ma nessun assertore della «famiglia tradizionale», a quanto ci risulta, è così stupido da avere mai detto che una famiglia eterogenitoriale sia, in quanto tale, al riparo da rovesci, miserie, brutture. Questo falso argomento viene usato unicamente, e in modo ricattatorio, proprio da coloro che alla «famiglia tradizionale» sono ostili. Essi asseriscono: se un’unione eterosessuale non è sempre idilliaca, felice, eterna, allora significa che tale tipologia di unione è di per sé sbagliata o quantomeno ipocrita. Ma questa non è che una grossolana falsificazione retorica: il valore della «famiglia tradizionale» non è nella sua incrollabilità, che nessuno può mai assicurare, ma nel fatto che, almeno sulla carta, essa consente, anche di fronte a un eventuale e umano fallimento, una superiore tutela e valorizzazione dei figli, i quali dovrebbero essere, in tali questioni, l’unico vero soggetto di diritto e appaiono al contrario come i grandi assenti dalle speculazioni dei pasdaran della causa Lgbt. Figli ai quali la «famiglia tradizionale», tranne casi limite, garantisce la presenza di madre e padre, ossia delle imprescindibili figure genitoriali maschile e femminile; una presenza che non a caso, nel messaggio con cui ha reso ufficiale la separazione da Giambruno, la Meloni si è preoccupata di porre in cima alle priorità sue e dell’ex compagno. Sarebbe bello se le «unioni tradizionali» fossero tutte e sempre esenti da cadute, ma così ovviamente non può essere. Il fatto è che le cadute non inficiano la bontà di quel modello di famiglia, giacché di fronte a un rapporto che naufraga la famiglia tradizionalmente intesa offre a un figlio i sostegni potenzialmente migliori a cui aggrapparsi. Non c’è insomma nessuna contraddizione, con buona pace di Zan, Magi e compagnia, tra l’essere fautori della famiglia e il non aver potuto (o saputo) mantenere in vita, come nel caso della premier e in migliaia di casi analoghi, una relazione di coppia.